
Ciardi Beppe
Venezia, 1875 - Quinto di Treviso, TV, 1932
"Alba a Venezia"
Olio su tavola, cm 20.5x31
Firmato in basso a sinistra: "B. Ciardi".
Beppe Ciardi nasce a Venezia il 18 marzo 1875, figlio di Guglielmo che naturalmente gli impartisce i primi rudimenti artistici. Frequenta l’accademia veneziana, dove ha come maestri Ettore Tito e lo stesso padre, di cui inizialmente condivide sia i soggetti (la campagna trevigiana, la laguna veneta) sia l’espressione. Si avvia però presto, in concomitanza con le sue prime partecipazioni ad esposizioni nazionali ed estere, alla formazione di una pittura del tutto personale che presenta la particolarità di una lieve spugnatura del colore, tale da renderne il risultato inconfondibile. Questa tecnica, atta ad enfatizzare gli effetti di luce, sino a denotare quasi simpatie divisioniste, non esprime che la ferma volontà di cogliere anche i più tenui e suggestivi aliti della poesia che il pittore sempre riconosce nei vari aspetti della natura. Questo piccolo ma delizioso dipinto, è la più chiara delle conferme alle nostre impressioni, dove Beppe Ciardi riesce a sintetizzare una visione colta della città lagunare: come se fosse realizzata attraverso lo spazio di un obbiettivo fotografico. Sia il tocco, aggiornatamente impressionistico, che una certa audacia nello scomporre forme ed immagini, evidenziano una personale rielaborazione della tavolozza, in cui, oltretutto, il colore si è fatto assolutamente più aristocratico. L’estremità dello sfondo, illuminato dall’alba solare, come parte dei monumentali palazzi, oltre alle cupole di San Giorgio e della Salute che appena si intravvedono, lo stesso cielo, di un intenso azzurro, si rivelano fondamentali al solido raggiungimento di un conquistato equilibrio tonale con il resto del quadro immerso nella lieve penombra del primo piano. Il colore intimista s’apre dunque alla luminosità cromatica veneziana, ed insieme riescono a suscitare nuovissime e preziose emozioni: magistralmente trasmesse da un grande artista quale fu Beppe Ciardi. E. Motta