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Grady Napoleone

Santa Cristina, PV, 1860 - Brusimpiano, VA, 1949

"Autunno a Miazzina"

Olio su tela, cm 85x132
Firmato in basso a destra: “N. Grady”.

Grady si dedicò alla pittura contro l’orientamento della famiglia, che desiderava per lui la professione di medico. Iscrittosi all’Accademia di Brera, frequentò i corsi di Giuseppe Bertini e Raffaele Casnedi. Nel 1880 debuttava alla Promotrice di Torino, cui aggiungeva in seguito la partecipazione alle principali esposizioni di Milano, Firenze e Genova, figurando nel 1902 anche alla Seconda esposizione internazionale di San Pietroburgo con una tela di soggetto montano. Si affermò anche quale autore di quadri di figura spesso dedicati alla rappresentazione di personaggi femminili. Nel 1882 presentava a Genova Emma, riproposto alla Promotrice di Torino dello stesso anno, mentre nel 1883 figurava a Roma con una tela dal titolo Amelia. Fu comunque il paesaggio il genere al quale l’artista si dedicò con maggiore impegno secondo la lezione del naturalismo lombardo cui si mantenne fedele fino ad età avanzata. A soggetti montani, dove spesso ritornano le vette e i pascoli della Val Cuvia e della Val d’Intragna, affiancò vedute e marine ispirate alla riviera ligure, rivelando una particolare attenzione per la ricerca di suggestivi effetti di luce e di riflessi sull’acqua; nel 1902 Notte di luna, marina apparsa alla Quadriennale di Torino, entrava nelle collezioni del duca d’Aosta. L’interesse per il paesaggio montano, frequentemente affrontato dai più importanti naturalisti lombardi di fine secolo, sembra comunque aver accompagnato anche il nostro artista per un lungo periodo, specialmente quando l’amicizia ed il comune interesse alla rappresentazione della vita e dei lavori agricoli in alto Verbano, legò Napoleone Grady ad Achille Tominetti, il pittore contadino, producendo fra i due artisti un’intensa frequentazione. Si tratta di immagini costruite in entrambi i casi con elementi strutturali affini: alla scansione orizzontale e dilatata si accompagna spesso il motivo del piano obliquo del terreno, che attraversa diagonalmente tutto il dipinto, con l’inserimento di pastorelle con greggi, o, come in questo caso, di contadine che ritornano dai campi con in capo il classico fazzoletto rosso, presente nella maggior parte dei dipinti agresti dei naturalisti lombardi. Lo scorcio dello specchio lacustre del Verbano, appena accennato sullo sfondo, è ripreso, in questo come in altri dipinti di analogo soggetto, dall’alto con un profondo effetto di panoramicità. Nel cielo, invece, l’artista sembra indulgere ad una particolare sensibilità crepuscolare, tesa alla ricerca di una resa emozionale, perfettamente in linea con l’effetto di un suggestivo tramonto autunnale. Se la stesura pittorica si svolge con tocchi rapidi e morbidi, la tavolozza ricorre a un’ampia varietà di gradazioni cromatiche: dai verdi intensi, ai bruni, ai vibranti arancioni. Ricorrendo ad una materia pittorica sfaldata, e stesa con pennellate a tacche, di chiara derivazione carcaniana, ma accentuata da una connotazione naturalistica di gusto forse più vicino a quello di un Tominetti, Grady riesce in questo interessantissimo dipinto, Autunno a Miazzina, a trasmetterci magistralmente l’intensa sensazione atmosferica di un tardo pomeriggio autunnale, percepito attraverso l’avvolgente e umida atmosfera di un sottobosco dell’alto Verbano. E. Motta

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