Cavalli Enrico
Santa Maria Maggiore, VB, 1849 - Santa Maria Maggiore, VB, 1919
"Confidenze"
Olio su tela, cm 60x50
Firmato in basso a destra: "Cavalli".
L’attenta analisi del nostro felicissimo dipinto ci porta innanzitutto a comprendere che il titolo è Confidenze e non Idillio come erroneamente riportato da Guido Cesura, curatore della monografia dedicata ad Enrico Cavalli. Esso appartiene ad un gruppo di opere eseguite alla fine del diciannovesimo secolo ed ispirate, pur con un chiaro e personale tratto, dal fare scapigliato di Tranquillo Cremona. Evidente conferma ci viene proprio da La Melodia che troviamo esposta presso il prestigioso Museo Giannoni di Novara, opera anch’essa presa da un capolavoro, di ugual titolo, del più grande rappresentante della Scapigliatura Milanese. Sono soggetti che per il Cavalli, direttore e contemporaneamente insegnante presso la Scuola di Belle Arti di Santa Maria Maggiore, permettono di far comprendere l’esperienza accumulata lungo un percorso di quasi mezzo secolo di pittura. Infatti, già durante il suo soggiorno francese, aveva potuto ammirare gli sviluppi delle varie tecniche di pittura di paesaggio che erano praticate attraverso un’ambientazione di figure storiche, una particolare attenzione l’aveva riservata all’opera di Jules Breton. Tale tecnica era già stata intrapresa anche a Brera da Francesco Hayez, perfezionata in seguito da Bartolomeo Giuliano per poi esplodere con Tranquillo Cremona. Sono infatti più che evidenti le affinità che prima troviamo nel Bacio dell’Hayez del 1859, successivamente nell’Addio di Ugo a Parisina di Giuliano del 1863, fino ad arrivare a Confidenze di Cremona eseguito poco prima del 1870. Se per Hayez e Giuliano non ci fu mai una piena adesione alle istanze progressiste, tanto che ognuno conservò una propria originalità individuale, Cremona fu l’indiscusso artefice di quel rinnovamento, oltretutto polemico, invocato dall’arte scapigliata, e che Cavalli, attraverso Confidenze e La Melodia, tentò di far comprendere ai suoi allievi e a tutti i suoi contemporanei. È dunque, proprio attraverso questi due eccezionali dipinti, che il nostro artista evidenzia il paradigma, e cioè il modello di riferimento, della pittura di Cremona, in particolar modo quella realizzata nel corso del settimo decennio del secolo. Ci basti osservare la stessa cadenza con cui è affrontata la resa delle figure e la loro collocazione nello spazio pittorico; come d’altra parte il forte uso dei contrasti luministici, lo stacco netto delle figure rispetto ad uno sfondo indefinito e il gusto medioevaleggiante vanno ulteriormente a confermare i parametri scapigliati. Di particolare interesse, in questo riuscitissimo lavoro di Cavalli, è pure l’uso scenografico della luce che scandisce in modo magistrale la zona d’ombra da cui escono luminosissime le figure tanto da costringere lo spettatore a coglierne i particolari proprio come nella realtà, ma creando, al tempo stesso, un clima di misteriosa evocazione dove risulta oltremodo significativa la sottile resa psicologica dei volti che sembrano offrire stupendi effetti di un emozionante momento di intimità. E. Motta