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Canella Carlo

Verona, 1800 - Milano, 1879

"Corsia dei Servi, il Duomo di Milano"

Olio su tela, cm 66x79
Firmato in basso a destra: “Canella Carlo”.

Il dipinto che qui si presenta è stato sicuramente eseguito prima della cessazione del dominio austriaco in Lombardia, ossia prima del 1859, come si rileva facilmente dalla presenza del militare in divisa dell’esercito austriaco sulla scalinata del Duomo. Esso si inserisce nel filone che ha spesso ad oggetto la cattedrale ambrosiana e i suoi dintorni, ampiamente frequentato dai migliaristi, da Angelo Inganni, da Giuseppe Canella, fratello maggiore di Carlo e suo primo maestro, fino ad arrivare alle prove più moderne e avanzate del grande riformatore della pittura lombarda dell’800, Filippo Carcano. Il Duomo di Milano, nel corso del secolo XIX, diventa un soggetto vedutistico in grado di gareggiare con l’importanza degli scorci veneziani che si erano moltiplicati ed erano stati largamente richiesti dai collezionisti del secolo precedente. Questa opera di Carlo Canella, oltre all’alto valore qualitativo che presenta, ha anche un rilievo storico in quanto dovrebbe essere cronologicamente la prima delle tre vedute della Corsia dei Servi eseguite dal pittore veronese (l’una è conservata alla Fondazione Cariplo e l’altra è recentemente comparsa sul mercato antiquario). L’assenza del riferimento alla dominazione austriaca di Milano e la presenza di un’illuminazione più moderna nelle altre due versioni indica dunque l’indiscutibile priorità cronologica del nostro dipinto. A tale primato si aggiunge l’elevata qualità stilistica che induce a collocare l’opera fra le più significative tra quelle realizzate dal pittore. Essa si presenta infatti come una sintesi della migliore lezione del vedutismo sviluppatosi in ambito milanese nella prima metà dell’800: dalla ricezione dei contrasti luministici derivati da Migliara e dai suoi impianti scenografici, al vivace affollamento della Corsia che ricorda Angelo Inganni fino alla ricezione dei tratti più caratteristici della concezione della veduta di Giuseppe Canella come gli squarci di luce atmosferica, il variopinto cromatismo dei tendoni che vivacizzano la parete sinistra della Corsia, lo spaccato di vita quotidiana esemplificato dalla varia umanità che popola la via e la piazza. Di particolare interesse è poi l’inserimento della solennità monumentale dello scorcio del Duomo animato dal contrasto, in un’atmosfera di spontaneità quotidiana, con la vivacità delle figurine e la casualità quasi disordinata dei colori delle tende in un effetto d’insieme che attualizza e popolarizza il gusto dell’evoluzione della veduta ottocentesca. E. Motta

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