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Trussardi Volpi Giovanni

Clusone, BG, 1875 - Clusone, BG, 1921

"I giardini di Villa Jacobini a Frascati"

Olio su cartone, cm 68x87
Firmato e locato in basso a destra: "Trussardi V., Frascati"

Come ci racconta fedelmente Sergio Rebora, la fortuna di Antonio Mancini a Milano si afferma anche attraverso l’assimilazione formale del suo stile che viene realizzata dalla generazione degli artisti più giovani, i quali, non a caso, provengono dalla scuola di Cesare Tallone dove hanno appreso l’importanza espressiva della componente materica della pittura. Oltre a Giuseppe Amisani, inquieto sperimentatore, e al dimenticato ma interessantissimo Romano Valori, non va trascurato in questa schiera Giovanni Trussardi Volpi, che del maestro di Frascati è il più stretto seguace e divulga nell’ambiente culturale bergamasco la conoscenza della sua arte, già condivisa dai fratelli Rinaldo ed Ermenegildo Agazzi. Del resto, il linguaggio manciniano non appare del tutto estraneo al clima lombardo, ma trova un’ area comune in cui dialogare in quella tendenza postscapigliata alla sperimentazione che aspirava ad uno sbocco meno provinciale rispetto a quello degli epigoni di Cremona e Ranzoni e che individua in Emilio Gola il riferimento locale più stimolante. Infatti, anche nella sua produzione tarda, dalle marine di Alassio ai paesaggi di Mondonico, Gola si concentra sui fattori eminentemente pittorici in cui il contenuto assume sempre minore importanza in favore della essenzialità del segno e del colore. L’opera in oggetto ci offre una stupenda visione dei giardini di Villa Jacobini a Frascati, che nel 1912 viene messa generosamente a disposizione di Antonio Mancini da Fernand du Chêne de Vère con due studi arredati sontuosamente. La presenza di Trussardi Volpi a Frascati, dunque, testimonia ancora una volta la sua fraterna amicizia con Mancini di cui fu praticamente l’unico vero allievo. Il dipinto costituisce altresì una conferma del raggiunto equilibrio compositivo e stilistico da parte di Trussardi Volpi in questo momento del suo percorso artistico.Si tratta di un’opera da ascrivere alla sua piena maturità in cui le iniziali suggestioni della pittura di paesaggio talloniana hanno subito una profonda evoluzione. Il gusto per la rappresentazione naturalistica è completamente superato nella ricerca di effetti emotivi,ottenuti attraverso i violenti contrasti luministici e cromatici, vicinissimi al gusto manciniano della stesura grumosa di colori squillanti, posti in contrasto con i toni scuri delle figure umane che sembrano inserire una nota dolente nella solarità delle luci del giardino e degli edifici di Frascati,immersi in una luminosità meridiana. L’evidenza delle sagome brune che dominano lo scorcio del giardino è certamente memore di quella sensibilità drammatica, sempre sottesa all’arte di Antonio Mancini, che Trussardi Volpi ha saputo rivisitare in un’atmosfera più serena, coniugandola con lo sperimentalismo postnaturalistico della tradizione lombarda. E. Motta

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