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Previati Gaetano

Ferrara, 1852 - Lavagana, GE, 1920

"Il bacio"

Tempera su cartone, cm 63.5x44
Firmato in basso a destra: “Previati”.

In pittura la scelta di figure arcaiche o medioevali, in grado di adombrare problemi contemporanei, risultava tipica del romanticismo storico ottocentesco; questo per un duplice ordine di ragioni, se da un lato il riferimento al passato consentiva di evadere la censura politica, dall’altro appariva in perfetta sintonia estetica con una giusta rivalutazione del trascorso, medioevo compreso, operato giustappunto dal romanticismo. Questo eccezionale dipinto di Gaetano Previati, viene realizzato sul finire della penultima decade del XIX secolo ad unità d’Italia avvenuta; attenzione però, non di certo secondo le aspettative di tutto quel mondo della cultura che, l’unità d’Italia l’aveva pensata e sognata in tutt’altro modo. Proprio per questo motivo l’opera risente ancora di quel clima, e la conferma la troviamo in uno dei capolavori assoluti di Previati: Cesare Borgia a Capua, dipinto nello stesso periodo del nostro, in cui appaiono evidenti i riferimenti del saccheggio di Capua con quelli perpetrati dai Savoia in tempi più recenti. Non deve essere però trascurato il particolare di come nel Il bacio, l’infelice passione di Giulietta e Romeo risulti ormai prevalere sui più che evidenti valori patriottici che invece troviamo in Cesare Borgia a Capua. Infatti nel Il bacio diventa preponderante, fin quasi all’ossessione, la sensibilità dell’artista per gli effetti di luce, misti ad una particolare attenzione nei confronti di toni piuttosto soffusi, i quali denotano l’ormai sua chiara adesione al modo di fare degli scapigliati, in special modo a quello di Tranquillo Cremona; non solo, ma anche ad un irrefrenabile desiderio di arrivare all’essenza di una moderna concezione del pensiero, da lui elaborata attraverso la pittura. Tutto ciò sentenzierà, a fine secolo, la fine del Romanticismo in quanto tale, proprio a favore di una definitiva affermazione della poetica Simbolista, in cui la realtà si “smaterializza” a favore di un chiaro recupero della memoria. Sarà questo il gusto che attraverserà la cultura lombarda nei due decenni a cavallo del secolo, tanto da risultare parte integrante di quel preciso pensiero che si andrà affermando in quasi tutto l’ambito mitteleuropeo, per poi, sfociare nella “Secessione”. Infatti, impressionanti sono le affinità che legano il nostro dipinto con il celebre Il bacio di Gustav Klimt, realizzato nel 1909 ed esposto in quel di Roma nel 1911, che confermano come tante delle magistrali intuizioni di Gaetano Previati fossero precedenti di ben vent’anni al modo di fare del grande artista austriaco. Non va però trascurato un particolare aspetto che possiamo notare nel nostro capolavoro: se alla fine della prima decade del XIX secolo la pittura tendeva ormai a non essere referente di trasposizioni letterarie, Il bacio di Previati, invece, rimane pur sempre ancorato ad una personale e “simbolistica” interpretazione di una particolare iconografia. È evidente che il soggetto del Il bacio di Previati è tratto dalla famosissima tragedia shakespeariana Giulietta e Romeo, in cui assistiamo alla struggente storia di due giovani amanti divenuta impossibile a causa delle tante debolezze umane, e alla loro drammatica fine. Una storia, anzi un dramma, questo, che nel corso dei secoli si tramuta in una vera e propria icona popolare, in quanto tragedia testimoniata dalle sofferenze provocate da un amore contrastato. Sia in epoca risorgimentale, che in quella immediatamente successiva, il tema era stato ripetutamente ripreso quale sublime esaltazione del sacrificio dovuto ad una irrefrenabile voglia di libertà, così come ad irreversibile condanna nei confronti di qualsiasi oppressione tirannica. Veniva in questo modo a trasfondersi il significato del sentimento amoroso di due giovani in uno dei più alti valori dell’uomo: quello dell’Amor di Patria! Senza mai dover dimenticare che in seguito in Europa, e specialmente nella Renania tedesca, il concetto di patriottismo andrà sempre più esacerbandosi al punto tale da provocare due guerre mondiali. La pittura di Previati seguirà questo filone pur rimanendo sempre contraddistinta da una morbida e dissimulata sensualità, legata a remote radici dell’essere, tanto da risultare il culmine di un modo di pensare in cui un’opera d’arte riesce a dimostrarsi “totale”, cioè in grado di saper conferire attraverso qualsiasi suo particolare modo di espressione, dalla poesia alla recitazione, dalla musica al canto. Come abbiamo appena asserito, anche la stessa psicologia dei personaggi trattati servirà ad attrarre l’immaginazione dello spettatore al punto da coinvolgerlo in un’esperienza pressoché “totale”. Il completo affrancamento di Previati dalle convenzioni accademiche, lascerà dunque ai posteri un’immensa eredità culturale, in grado di dischiudere le porte di un nascente novecento legato ad un passato messo nelle giuste condizioni di costruire un intelligente futuro, privo di intransigenti convinzioni fautrici di stupidi e tragici avvenimenti che risulteranno la causa di milioni di morti. La potenza ed il suo originale istinto drammatico, unito alla stessa tensione espressiva, risultano magistralmente mediati attraverso un fluire alquanto melodico, in grado di oltrepassare i confini dello “steccato pittorico”, proprio per assimilare tutte quante le voci nuove, sia quelle della letteratura che del pensiero filosofico e politico, che, in quel momento, operavano in tutta Europa pesanti trasformazioni. I riferimenti culturali e sociali ci portano perciò a riflettere sugli “eroi” di quel tempo, da Richard Wagner ad Arthur Schopenhauer, Michail Bakunin fino a Sigmund Freud; per convincerci di come Previati fosse parte integrante di quel mondo. Tutti quanti vedevano nell’unione delle arti un giusto processo unitario teso all’assorbimento di un certo modo di pensare esteriore con quello interiore, che, secondo gli artisti, doveva condurre alla sublimazione dell’opera d’arte. Sul finire dell’Ottocento, in teatro, poesia, letteratura e musica, al pari di pittura e scultura, i post-scapigliati si riveleranno come i maggiori interpreti del simbolismo, con la specifica qualità di perfetti comunicatori di nuove emozioni da rivolgere al pubblico. Se la rappresentazione per eccellenza del bacio passionale, che si presta ad un doppio significato, rimane il dipinto di Francesco Hayez del 1859, non deve essere assolutamente dimenticato il capolavoro di Giovanni Carnovali detto il Piccio, Aminta rinviene nelle braccia di Silvia, esposto in quel di Brera nel 1838. L’opera aveva suscitato non poche perplessità da parte di una critica bigotta che, allora come spesso avviene tuttora, non aveva capito la vera importanza di una magistrale esecuzione come quella, primordiale esempio di aggiornamento antiaccademico. Però per arrivare ad una completa autonomia di composizione, cioè chiaramente sperimentale, dobbiamo attendere gli anni Sessanta con l’avvento sulla scena artistica di personaggi del calibro di Francesco Faruffini e Tranquillo Cremona. Sono loro che capiranno appieno lo spirito innovativo nei confronti di un ormai superato concetto di Romanticismo in Arte apportato dal Piccio, e in special modo a cavallo degli anni Cinquanta; decisivi per questa svolta risulteranno il Mosè salvato dalle acque e l’Agar nel deserto, giustappunto realizzati dal Carnovali in quegli anni. Ancora una volta la critica dell’epoca non saprà comprendere il grande valore dei due dipinti. Come già asserito, si dovranno attendere gli anni Sessanta, quelli contraddistinti dall’avvento sulla scena artistica di Francesco Faruffini e Tranquillo Cremona; infatti sono loro che sapranno comprendere veramente il senso di innovazione, per non dire di sconvolgimento, che Carnovali aveva saputo apportare alla pittura degli anni Cinquanta, e in special modo nei confronti della cosiddetta pittura di genere, ma soprattutto nei confronti di un ormai obsoleto concetto di Romanticismo in Arte; non a caso ambedue gli artisti provenivano dalla Civica scuola di pittura di Pavia, dove insegnava proprio quel Giacomo Trècourt che aveva saputo trasmettere loro tutte quante le magistrali intuizioni a sua volta apprese dal Carnovali, negli anni di comune frequentazione artistica della prestigiosa Accademia Carrara di Bergamo. È da qui che nasce la storia di un grandissimo artista quale fu Gaetano Previati. E. Motta

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