Bazzaro Leonardo
Milano, 1853 - Milano, 1937
"Il raccolto delle castagne"
Olio su tela, cm 101x161.5
Firmato in basso a sinistra: "Bazzaro".
Bibliografia
Arner, 3-4 giugno 1886, p.2; Benapiani - Barattani,1886, p.128; Catalogo Permanente, 1886, p.36; Chirtani, 1-2 giugno 1886, p.2; Colombo, 30 aprile – 1 maggio 1886, p. 3; Macchi, 10 maggio 1886, pp. 2-3; Max, 9 maggio 1886, pp. 19 20; Melani, 2 maggio 1886, pag. 139; Mongeri, 5 giugno 1886, p.2; Catalogo Torino 1888, p. 15; S. Rebora, 1997 Leonardo Bazzaro Ed. Dei Soncino pag. 80; N. Colombo 1998, p. 24, catalogo della mostra.
Esposizioni
1886, Milano, Permanente, n.104; 1888, Torino, Promotrice, n. 185 1998, Aosta, Museo Archeologico Regionale, pag. 24
Il dipinto è stato eseguito a Miazzina durante il soggiorno di lavoro effettuato da Bazzaro tra gli ultimi mesi del 1885 e i primi dell’anno successivo, come ricorda Virgilio Colombo: “ Qualche giorno dopo, di buon mattino, passeggiando, fu ugualmente esaltato da una scena campestre svolgentesi lungo il declivio d’una di quelle montagne, mentre il sole invitava le contadine al raccolto delle castagne, tra la gialla confusione del triste autunno, , e compose in brevissimo tempo la grande e splendida tela del “raccolto” (Colombo, 30 aprile – 1 maggio 1886, p. 3). Presentata al pubblico nel maggio seguente in occasione della mostra con cui la Società Permanente inaugurava la propria sede di Via Principe Umberto, descritta da Luigi Chirtani:” C’è un mammellone breve assai, o poppa di monte, che stacca sul cielo con una curva semplice, interrotta per piccol tratto dalla massa di una casupola poco discosta: sul dinanzi tre donne accoccolate per terra levano dai ricci delle castagne ammucchiate. Il cielo è chiaro, fresco sereno; il rialzo intensamente colorato, di tinte calde, la colorazione delle scocciatrici di castagne si armonizza con quella del rialzo, il contrasto è vibrato, ma non ha nulla di sinistro; c’è però in tutto una malinconia alpina singolare per essere raggiunta con una viva ricchezza di colori” (Chirtani 1 – 2 giugno 1886, p. 2). La critica inoltre affiancava la tela ad un altro paradigma del naturalismo, il perduto “Spoglio del melgone” di Filippo Carcano “Quantunque il colore vi sia più uniforme e tranquillo” (Arner 3-4 giugno 1886, p.2). Come nel caso del famoso dipinto carcaniano, si tratta di una scena ispirata alla più classica iconografia del lavoro agricolo, quello di derivazione millettiana, e risolta con sobria oggettività, come riscontrato ampiamente dalla critica, il disegno robusto e sicuro si accompagna ad una stesura ricca ed omogenea, assai efficace nell’interpretare la specificità del paesaggio preso in esame. Sergio Rebora