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Renica Giovanni

Montirone, BS, 1808 - Brescia, 1884

"La valle dell'Oglio"

Olio su cartoncino, cm 15x19.5
Firmato in basso a destra: "G. Renica".

Il superamento del gusto romantico in Lombardia avviene alla fine degli anni ’40 con il progressivo abbandono degli ideali storici e del suo modo di concepire il rapporto dell’uomo con la natura. Sta maturando un nuovo tempo: fuori dalle involuzioni, il linguaggio si fa diretto e la percezione della realtà diventa genuina. Questa maturazione è segnata da una sorta di distensione naturalistica che afferra il senso nuovo del realismo. La trasfigurazione lirica della natura e l’incessante ricerca della vibrazione emotiva, iniziate dal Gozzi e dal Migliara, riviste e ammodernate dal Canella, lasciano il posto all’intervento rivoluzionario di nuovi artisti per uno studio della natura ripresa dal vero. La scomparsa di Canella, nel 1847, induce questi artisti tra i quali Giovanni Renica, ad allontanarsi gradualmente dai suoi modelli, sostituiti da quelli della cosiddetta scuola di Ginevra. Favorito dal viaggio in Svizzera con il nobile amico Renato Borromeo, precipitosamente espatriato per ragioni politiche proprio in questi anni, il bresciano Giovanni Renica, prima allievo di Migliara e poi di Canella, si accosta alla pittura di Julius Lange e Alexandre Calame, principali esponenti della scuola di Ginevra, ambedue reduci dai grandi successi di critica e mercato presso le rassegne braidensi. Infatti, pur attenendosi al repertorio iconografico tradizionale (vedute alpestri e lacustri raramente animate dalla presenza umana e animale), i paesaggisti ginevrini introducono una novità interpretativa essenziale recepita con tempismo dai pittori lombardi, Renica in testa: si tratta della scoperta della luce naturale. Alle atmosfere idilliache e talvolta stancamente retoriche della pittura romantica, Renica sostituisce la natura nella sua veridicità, come in questa piccola ma significativa opera, La Valle dell’Oglio: l’osservatore ridimensiona ogni aspettativa romantica proprio perché messo di fronte alla realtà di ogni giorno che l’artista gli ha fatto magistralmente scoprire come degna di essere raffigurata in una dimensione vera e al tempo stesso poetica. E. Motta

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