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Hayez Francesco

Venezia, 1791 - Milano, 1882

"Ritratto femminile"

Olio su tela, cm 90.7x72
Firmato e datato in basso a sinistra: “F. Hayez, 1835”.
Datato: 1835

Bibliografia

Nicodemi, 1962, tav.80; Corradeschi, 1971, pp.96-97, N.186; F. Mazzocca, Catalogo ragionato, 1994, N. 215, pag. 247.

Un’attenta osservazione di questa importante opera, ci fa comprendere immediatamente come il pregio originale del dipinto consista nell’impeto vitale con cui viene resa la figura. Nella ritrattistica di Francesco Hayez emerge la dinamicità delle figure, un ineguagliabile uso del chiaroscuro, nonchè la capacità di creare spessori plastici, a questo grandissimo artista, nonché indiscusso maestro presso la Pinacoteca di Brera, si deve l’importante svolta nella concezione del ritratto, teso a restituire, in un’immediatezza naturalistica, la forza vitale dei protagonisti. L’interesse del dipinto non si limita però a questa originale reinterpretazione del vero nel ritratto, ma diventa la prova più lampante dell’eccezionale abilità di Hayez di ritrarre “il vero nel sembiante umano”. I contrasti luministici fra le zone chiare del volto e le parti scure occupate dai capelli, dagli occhi e dal prezioso abito della nobildonna, conferiscono forza e robustezza all’immagine proprio grazie a quel particolare inserimento della luce nel colore che va ad accentuare il risultato plastico delle forme. L’immagine della gradevole ed elegante nobildonna milanese (con ogni probabilità si tratta della Contessa Emilia Morosini Zeltner) viene privata da qualsiasi distanza onirica proprio al fine di farle conseguire un piglio fiero e reale che ne caratterizza la figura. Sorprendente è il vigore che traspare dallo sguardo, infatti il viso è uno dei punti più intensi del quadro, ed il volto, contemporaneamente intelligente e nobiliare, tradisce una grande profondità umana e morale, degna di una delle figure più importanti della scena milanese, durante il periodo risorgimentale, che vedrà, proprio nella sua dimora, uno dei luoghi dove si fece la storia della città ma soprattutto della futura Nazione. E. Motta

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