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Pagliano Eleuterio

Casale Monferrato, AL, 1826 - Milano, 1903

"Ritratto femminile"

Olio su tela, cm 46x34
Firmato in alto a destra: "E. Pagliano".

L’attenta analisi di questo felicissimo dipinto ci porta a comprendere come, anche a prima vista, la lezione dei grandi artisti aneddotici di metà Ottocento, quelli specificatamente abili come Domenico e Gerolamo Induno e lo stesso Eleuterio Pagliano stia volgendo sul finire della loro miglior stagione. Con ben altre cadenze, l’artista affronta la resa della figura e la sua collocazione nello spazio pittorico. Qui si affaccia con evidenza il paradigma e cioè il modello di riferimento della pittura di Tranquillo Cremona, e in particolare di alcune opere realizzate fra il settimo e l’ottavo decennio del secolo, col frequente privilegio della rappresentazione di figure a mezzo busto realizzate attraverso impianti fortemente scorciati. Basti qui ricordare le due versioni dei Falconieri (1859 e 1863) della G.A.M. di Milano, e il celebre Amaro calice (1863 ca.) della Galleria Ricci Oddi di Piacenza come pure La tortora del 1870. La scorciatura della giovinetta realizzata dal Pagliano, infatti appare largamente debitrice di questi insegnamenti cremoniani. D’altra parte, il forte uso dei contrasti luministici, lo stacco netto della figura, rispetto a uno sfondo indefinito ma ben distinto dalla sagoma femminile, il gusto pressoché settecentesco dell’abito, sembrano addirittura oltrepassare i parametri della Scapigliatura. Va poi ricordata anche una certa vicinanza di Pagliano con Roberto Fontana e Pietro Bouvier, al fine di dover esaltarne la comune condizione che unì questi tre artisti: essi seppero guardare con grande attenzione al rinnovamento, spesso polemico, invocato dall’arte scapigliata, pur senza mai aderirvi pienamente. Di conseguenza possiamo dire che, pur accogliendo le istanze formali, essi seppero conservare al tempo stesso una propria originalità individuale nell’interpretazione di queste novità. Di particolare interesse, in questa riuscitissima opera di Eleuterio Pagliano, è l’uso scenografico della luce, luminosissima, da cui esce la figura; tanto da costringere lo spettatore ad avvicinare lo sguardo per coglierne tutti quanti i particolari. Ci troviamo proprio come nella realtà, che sa creare un clima di misteriosa evocazione dove risulta particolarmente significativa la sottile resa psicologica del volto che sembra esprimere gli effetti di un particolare ed emozionante momento. E. Motta

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