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Steffani Luigi

S. Giovanni Bianco, BG, 1827 - Milano, 1898

"Veduta del Lago Maggiore"

olio su tela, cm 70x110
Firmato in basso a destra: “L. Steffani”.

Il dipinto in questione tratta una classica veduta di Baveno, ripresa dalle vicinanze di Stresa, con l’Isola dei Pescatori sul lato destro. Si tratta di uno dei luoghi più rappresentativi, anzi topici, della pittura di paesaggio in Lombardia per tutto il XIX secolo. La straordinaria notorietà conferita a tutta una serie di stupende località situate sia sulle sponde del Lario che del Verbano, era già iniziata nel Settecento quando cominciarono a rappresentare una meta quasi obbligata del Grand Tour, per poi aumentare considerevolmente nell’Ottocento anche per merito delle pagine dei Promessi Sposi che ne avevano consacrato definitivamente la fama. Fra i numerosissimi artisti, che fecero delle Isole Borromeo un oggetto privilegiato della loro produzione, ricordiamo soltanto i più importanti: Gerolamo Induno, Filippo Carcano, Daniele Ranzoni, Eugenio Gignous, Angelo Morbelli ed Emilio Longoni, per non citare che i nomi più noti. Steffani affronta questo soggetto negli anni Sessanta con impressionante maestria, tanto da indurre qualsiasi attento storico a riconsiderare attentamente le reali origini del naturalismo lombardo. Eccezionale in questo dipinto è l’attenzione ad ogni minimo dettaglio nonché la luce nitida che diventa protagonista assoluta e conferma l’avvenuto soggiorno di Luigi Steffani in Sicilia. La composizione viene impaginata secondo un tradizionale schema prospettico, centralizzato dalla visione in primo piano delle lavandaie e delle barche, per poi continuare a scandire la scena su altri tre piani: il lago, Baveno sulla sinistra e le isole Borromeo sulla destra, le retrostanti montagne che fanno da maestosa cornice all’insieme. Le barche sulla riva, pronte a salpare, e le lavandaie poste al centro, si integrano coerentemente e senza dissonanze stilistiche nel più ampio contesto naturale, magistralmente indagato e rappresentato con piglio veristico. In quest’opera così felicemente riuscita Steffani sembra concentrare le migliori caratteristiche e le qualità maggiormente positive della sua pittura, capace di tradurre il paesaggio lombardo in tutta la sua realtà visiva e contemporaneamente nella sua suggestione poetica. E. Motta

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