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Bisi Luigi

Milano, 1814 - Milano, 1886

"Veduta interna della chiesa della Maddalena a Troyes"

Olio su tavola, cm 59x80
Firmato in basso a sinistra: Luigi Bisi.
Databile: 1870 circa

Esposizioni

Mostra Italiana d’Arti Belle in Parma, 1870; Memorie della Società Veneta Promotrice di Belle Arti per l’anno 1870, Venezia.

L’avvento del paesaggio naturalistico di Giuseppe Canella trasforma notevolmente il gusto e in gran parte le tendenze del mercato milanese degli anni trenta e quaranta del XIX secolo. L’unico “genere” specifico che non risente di questa trasformazione appare la veduta prospettica di interno ed esterno monumentale canonizzata da Giovanni Migliara e sostanzialmente ripresa da Luigi Bisi, che riesce a mantenerne la fortuna addirittura nella seconda metà dell’800. L’abilità di Bisi, riconosciuto come l’erede di Migliara, consiste nell’aver compreso la possibilità di un ottimale sfruttamento della veduta come “documento”, supportato, oltretutto, da una grande richiesta in quel tempo di immagini “ricordo”. Al fine di evitare una produzione seriale, Bisi risolve il problema con una precisa specializzazione su pochi edifici monumentali, riprodotti con fedeltà e tecnica formalmente perfetta: il Duomo di Milano, la Certosa di Pavia, Sant’Ambrogio sempre a Milano, San Marco a Venezia, la Chiesa della Maddalena a Troyes, come per l’appunto nel nostro bellissimo dipinto databile sul finire degli anni ‘60, anni in cui espone opere con il titolo: La Maddalena a Troyes. La conferma di questa data deriva dall’etichetta posta al verso del nostro dipinto con scritta autografa del pittore: “N.67, classe II, Bisi Luigi, Milano, Via Bossi 2”. Dicevamo che la fortuna della pittura prospettica risulta intatta fin dopo la metà degli anni ’50 del XIX secolo, specialmente nelle esposizioni braidensi dove la pittura di paesaggio si lega necessariamente con la pittura prospettica, anche se quest’ultima ha un genere suo proprio del tutto diverso dalla prima. Genere che ha cultori nella “pittura di interni”, quella che si può definire alla Migliara e cioè fatta da arditissimi contrasti di luce, tanto da poterla considerare una nuova maniera sorta nell’Ottocento. Questa pittura richiede in chi la esercita profonda cognizione prospettica, precisione di linee, misura di tocco e severa franchezza di mano che non concedono licenza alcuna, pena la violazione della verità anche ad un occhio meno esercitato, cosa invece più agevolmente mascherabile nella pittura di paesaggio. Siamo così in un campo sgombro dagli ingegni mediocri e dai dilettanti: infatti gli studi prospettici, piegati ai calcoli e alle esattezze geometriche, hanno compiuto le giuste selezioni e gli artisti appaiono per la maggior parte eccellenti. Dimostrazione palese è il nostro capolavoro dove Veduta interna della chiesa della Maddalena a Troyes viene eseguita con tale ardimento prospettico e con tale sapienza di colorito che a buon diritto fa chiamare Bisi “signore della luce”. Tutto ci fa pensare al vedutismo di Bisi proprio come all’originale evoluzione rispetto a quello di Migliara. E. Motta

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